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Cynara era una bellissima ninfa dell’isola di Zinari, aveva dei bellissimi occhi verdi con sfumature tendenti al viola a cui faceva da cornice una bellissima chioma color cenere; era una fanciulla dall’animo nobile, ma anche orgogliosa e volubile. Talmente grande era la sua bellezza che ella attirò l’attenzione di Zeus, tanto da farlo innamorare a prima vista, decidendo di farla diventare una dea per tenerla accanto a sé. Quando Cynara scoprì le intenzioni del padre degli dèi fuggì nel mondo dei mortali e questi si infuriò trasformandola in un carciofo.
Fu così che nacque il primo carciofo, perfetta rappresentazione della fanciulla: bellissimo fiore del colore dei suoi occhi, spinoso e rigido fuori, ma che all’interno custodisce un tenero cuore.
Ma il mito si discosta dalla realtà e la storia narra che le prime tracce di coltivazioni di carciofi sono rinvenute in Egitto. In Italia si presume abbiano fatto comparsa con gli etruschi estendendo la loro coltivazione nel sud, soprattutto Lazio, Puglia e Sicilia.
Il suo nome potrebbe provenire da “cinis”, che in latino significa cenere, la sostanza con cui era abitudine concimare i terreni dove si sarebbe poi piantato l’ortaggio; la sua denominazione potrebbe attribuirsi anche agli arabi che arrivarono sul territorio siculo chiamandolo “karshuf”.
Il ruolo che ricopre la simbologia del carciofo nella tradizione pugliese ha un profondo legame con la terra, risiede nell’importanza della cura del terreno, nella dedizione posta nella sua coltivazione, nella bellezza dei suoi fiori e nella bontà che racchiude dalla più semplice delle sue forme al suo utilizzo nei piatti della tradizione culinaria locale.
Si potrebbe donarlo in alternativa alle rose ed è la perfetta rappresentazione dell’amore vero che sa andare oltre all’apparenza, mentre nell’iconografia ecclesiastica questo simboleggia il peccato originale e la passione di Cristo. Insomma, il carciofo non è solo un ortaggio, nasconde tanti significati ma soprattutto tanta bellezza e tanta bontà.